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Ottobre 2018 – Francia: bambini senza braccia, mani o dita. È colpa degli erbicidi ed insetticidi?

Come forse vi sarà giunta notizia, in Francia è salito alla ribalta il caso dei bimbi nati senza braccia o mani o dita. É stata avviata una inchiesta da parte del governo d’oltralpe, di cui saranno pubblicati i primi risultati a gennaio 2019. https://www.silenziefalsita.it/…/il-caso-dei-bambini-nati-…/
Una delle ipotesi è la contaminazione da erbicidi e insetticidi, spruzzati nelle zone rurali dove le deformazioni sono state riscontrate. Un precedente caso di contaminazione in Francia è quello della madre Sabine Grataloup https://www.repubblica.it/salute/2017/10/04/news/glifosato_una_famiglia_francese_fa_causa_a_monsanto-177346263/) ma è da dire che questo fenomeno è da anni vastamente presente in ARGENTINA dagli anni 2000, dove il diserbante glifosato viene spruzzato con gli aerei (o a mano con il nebulizzatore), fondamentale elemento nelle colture di soia geneticamente modificata, introdotta dal 1996. Neonati con gravi deficienze mentali e deformazioni nascono continuamente nelle zone rurali, perché le madri in gestazione possono venire a contatto con questa sostanza volatile.
Per chi sa il francese consiglio di leggere (purtroppo nn esiste ancora la traduzione italiana) https://www.editionsladecouverte.fr/…/index-Le_Roundup_face… o il video (fornito di sottotitoli in spagnolo) https://vimeo.com/channels/1380598
Due anni fa, nel mio viaggio a piedi in Puglia, visitai una fattoria a Troia, in provincia di Foggia. Quello che sapevo, quello che avevo letto sul glifosato era ancora poco per poter avere un reale confronto su questa tematica. Vi riporto il vecchio articolo
https://brigateverdi.altervista.org/24-marzo-2016-troia-vi…/

24 marzo 2016 Troia (FG) – Visita alla fattoria

24 marzo 2016  Troia

Oggi sono andato a vedere la fattoria Giuntoli ( http://www.fattoriagiuntoli.it/ ), per capire che tipo di    agricoltura fanno.
Seminano a sodo, cioè senza arare. Perché? Perché l’aratura libera la CO2, anidride carbonica, contenuta nel suolo. Inoltre, con frequenti arature, la terra tende a perdere le sostanze nutritive al suo interno, per l’esposizione ai fattori metereologici (sole, vento, acqua). Quando piove, i suoli arati tendono a essere dilavati: tutta la sostanza organica se ne va con l’acqua e resta una terra impoverita. Ovviamente, non arando ciò non avviene. Questa tecnica della non-aratura fu proposta dal microbiologo giapponese Masanobu Fukuoka (raccontata nel libro “La rivoluzione del filo di paglia”   ( https://it.wikipedia.org/wiki/Masanobu_Fukuoka ), al quale si è ispirata in seguito la spagnola Emilia Hazelip ( https://it.wikipedia.org/wiki/Emilia_Hazelip ) ideatrice della agricoltura sinergica, una via di mezzo tra la permacoltura e le idee di Fukuoka.
Anna e Santino mi accolgono e iniziamo a chiacchierare. Santino mi spiega: “Hai presente la rotella che si usa per fare i ravioli?Ecco, quella la usiamo per fare il solco di due centimetri nel suolo e poi il seme viene depositato nel solco.” [Vedrò in seguito nel deposito il trattore su cui sono montate queste “rotellone” e i serbatoi con i semi che vengono lasciati cadere nel solco].
Poi mi dice: “Visto che sei ambientalista, ti dico che ovviamente usiamo il glifosato come diserbante.” Al momento sono sorpreso, probabilmente perché collegavo questa tecnica di non-aratura (in inglese definita No-till cioè no tillage, senza aratura) ad un approccio molto naturale. Inizio ad ascoltare attentamente. Anna e Santino sono entrambi agronomi, sono persone preparate e mi interessa sapere il loro approccio all’agricoltura.  Mi dice Santino che il glifosato (o gliphosate), ovvero il principio attivo del Round Up della Monsanto, è fotolabile in 24 ore, cioè in 24 ore di esposizione al sole scompare. Mi dice che questo è il metodo che tutti usano e che prima, quando non si usava il diserbante, si estirpava tutto a mano, “la pungente”, come la si chiamava prima questa tecnica. Santino aggiunge: “Diciamo che con 100 euro diserbo 1 ettaro. Con 100 euro, a mala pena pago le giornate di due operai, che comunque non riuscirebbero a mano a eliminare tutte le piante infestanti in un ettaro.” Conveniamo che l’agricoltura naturale è possibile, ma su piccoli appezzamenti.  Domando se non restino tracce del glifosato sul terreno o sulle piante, o quantomeno se vi è pericolosità. Mi viene risposto che non è provato. D’altronde gli studi al riguardo sono diversi.  Secondo una ricerca del marzo 2015, commissionata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità allo IARC (International Agency for Research on Cancer) si parla di una probabile cancerogenità, dello stesso livello delle patatine fritte e del mate, o quantomeno i casi rilevati sull’uomo vengono definiti limitati ( http://www.wired.it/scienza/medicina/2015/03/24/diserbante-glifosato-potrebbe-causare-cancro/ );  secondo uno studio del novembre 2015 commissionato dall’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, al BFR tedesco (Istituto federale per la valutazione del rischio) si parla di una improbabile cancerogenità.
Va anche detto che il glifosato è salito agli onori della cronaca essendo stato associato all’uso di piante geneticamente modificate, inducendovi la resistenza a questo diserbante.
A proposito degli OGM, interessante ciò che i Santino e Anna riferiscono di una considerazione del figlio, anche’egli agronomo: “Se noi restiamo No-ogm, forse tra 20 anni avremo un vantaggio commerciale, se la maggior parte dei Paesi avranno invece ogm. Se per esempio il grano geneticamente modificato si fondesse con alcune varietà di grano selvatico, rischieremmo di avere un grano erbicida-resistente.”

Insomma, l’uso del glifosato è molto comune per l’agricoltura su vasta scala. Tutta una questione dei costi di gestione. Per avere più agricoltura naturale dovrebbero esistere migliaia e migliaia di contadini in più per coltivare piccoli appezzamenti, ma inoltre i prezzi in agricoltura dovrebbero essere più alti.  Il libero scambio immette delle merci che fanno una concorrenza spietata ai prodotti italiani. L’Unione Europea mantiene in vita l’agricoltura del vecchio mondo a suon di sovvenzioni erogate regolarmente dalla Commissione Europea. Chiedo a Santino se non potrebbero servire misure protezionistiche per tutelare i prodotti italiani. Mi risponde: “Posso accettare tranquillamente che ci sia il libero scambio, ma se un prodotto è italiano, sull’etichetta si scrive Prodotto in Italia, ma se è tunisino o turco poi non si può scrivere lo stesso. E poi se uno lavora bene, rispetta tutti gli standard di sicurezza, di igiene viene penalizzato se sul mercato si fanno entrare prodotti che non hanno gli stessi requisiti.”
Parlando poi di raccolta di pomodori scopro l’esistenza del MATURANTE: una sostanza che si spruzza sui pomodori quando questi sono rossi e verdi. Nel giro di poco tempo matureranno tutti insieme e quindi la raccolta non si farà in più riprese, cogliendo volta per volta i pomodori maturi, ma si estirperà l’intera pianta scrollandola nei cassoni per farvi cadere i pomodori.

L’azienda produce anche carne, ha vitelli da macellazione e pecore che vengono allevate e vendute.
Parliamo delle tecniche di abbattimento dei capi. Mi viene detto da Anna che se l’animale si rende conto che sta per morire, l’adrenalina gli invade il corpo e la carne diventerebbe immangiabile, piena di tossine. Quindi, sia nell’interesse del proprietario dell’azienda, sia nell’interesse di chi vuole acquistare carne, è importante che vi siano delle procedure precise da seguire. Aggiunge Santino che l’animale viene fatto vivere in pace, tranquillo, all’aperto o in stalla se c’è brutto tempo; viene abituato a fare dei giri, delle passeggiate, a entrare in diversi ambienti. Dunque, il giorno dell’ultima passeggiata, non vi troverà nulla di anomalo o preoccupante. Una volta nel punto prestabilito, riceverà un colpo di pistola nel cervelletto, che gli farà perdere i sensi, come se avesse avuto un trauma cranico. A quel punto, lo si può scannare e far defluire il sangue. Nel caso degli ovini, si può usare una scarica elettrica di una frazione di secondo che produce la stessa perdita di sensi. Questa è la condizione richiesta dagli standard dell’Unione Europea, ovvero che l’animale non deve essere cosciente al momento della macellazione. Riporto quanto dettomi da chi questo lavoro lo fa secondo tutte le regole fissate.

Concludo il giro nella fattoria visitando le stalle, il deposito con i trattori, che funzionano con GPS satellitare. Si può quindi impostare il percorso e lavorare anche di notte, senza vedere nulla attorno a sé. E se si lavora di giorno, capita di dover seminare su campi dove le piante sono cresciute di due metri e più, quindi ci si orienta con i tracciati fatti al computer e il trattore può essere impostato per fare un determinato percorso. Aggiunge Santino: “Su questi trattori non ci puoi salire se non sai almeno usare un computer…Prima in campagna ci andava l’ultima ruota del carro, ora devi essere sempre più specializzato.”

Ritornando a piedi a Troia, sono passato da Skantinato 58, una bel caffè letterario: si mangia e bene, si può leggere e si possono comprare libri di interessantissime piccole case editrici locali, si possono organizzare eventi culturali e musicali.

Cena e passeggiata, ma c’era un bel vento. Ho pure incontrato gli incappucciati in processione! Domani si prevede bel tempo!